domenica 31 ottobre 2010

Trick'r Treat (2008)

Data la ricorrenza, oggi non posso che proporre un film in Tema...

Qualche tempo fa mi è capitato di vedere una brevissima animazione di un certo Michael Dougherty, Season's Greetings, del 1996, da cui nel 2008, lo stesso regista, ha tratto Trick'r Treat, pellicola che m' aveva abbastanza incuriosito. Ovviamente, la maggiorparte dei film che m' incuriosiscono non è edita in Italia, quindi è da vedere in originale con al massimo i sottotitoli. Meglio così.

(Spoiler)
"Durante il periodo più Spaventoso dell' anno, ci sono alcune linee guida che tutti i fantasmi e i Mostri dovrebbero seguire. Restate sempre sul marciapiede. Non andate mai a casa di uno sconosciuto, e non uscite mai da soli."

Dunque, innanzitutto non c'è una vera e propria trama, ma il film è fatto di tante piccole storie, ambientate durante la notte di Halloween, mirabilmente intrecciate in qualche modo fra loro.
Ciò che tutte hanno in comune è l' inquietante presenza di quello che sembra essere un bambino in maschera, lo stesso personaggio di Season's Greetings, che nei titoli di coda scopriamo chiamarsi Sam.
Tuttavia, nonostante tutto sembri girare attorno a lui, nella maggior parte dei casi, il piccolo Sam non è che un semplice curioso che assiste passivamente a tutti questi avvenimenti interessanti. Prima di vedere il film si è portati a credere che il "cattivo" principale del film sia lui, o almeno io credevo ciò, mentre in realtà l' impressione che da è più che altro quella di un qualcuno che deve semplicemente assicurarsi che tutto vada come deve andare, che tutti quelli che devono esser puniti vengano puniti, e che entra in gioco solo quando ciò non avviene.

sabato 30 ottobre 2010

The Mad Doctor (1933) - Mickey Mouse

Esistono alcuni vecchi cartoni animati in Bianco & Nero dal fascino particolare, poiché nonostante anno di pubblicazione e pubblico di riferimento possiedono una componente macabra di gran rilievo.

E' il caso, ad esempio, dell' animazione The Mad Doctor, cortometraggio rilasciato il 20 Gennaio 1933, appartenente al filone A Mickey Mouse Cartoon, e precisamente il terzo corto "Horror" con protagonista Topolino, dopo The Haunted House, del 1929, e The Gorilla Mystery, del 1930.
Il regista è David "Dave" Dodd Hand, poi direttore di Biancaneve e i Sette Nani nel 1937 e di Bambi nel 1942, naturalmente sempre per la Disney.
Ma qui il tono è tutt' altro, si parla di un sanguinario Scienziato Pazzo, il "Mad Doctor",  trapianti alla Frankenstein e scheletri danzanti. Si pensi che in Inghilterra il corto fu censurato, poiché ritenuto troppo spaventoso per il pubblico a cui era rivolto, ed in effetti presenta elementi abbastanza crudi (vedi sega grondante sangue ~3:29), ma a dir la verità anche abbastanza affascinanti.
Le scenografie risultano molto curate e ben fatte, e le animazioni perfette, con trovate a dir poco geniali ( vedi pendola scheletrica ~9:23), sebbene alcune siano riprese da altri corti. La scena della galleria (~1:51), ad esempio, è un frammento riciclato da una sequenza di Egyptian Melodies, del 1931, in cui a percorrere il corridoio era però un piccolo ragno.
La fotografia è ovviamente in Bianco & Nero, ma ne esiste anche un versione ricolorizzata.

Circa il Mad Doctor, il DR XXX, come leggiamo sul portone del suo maniero (~1:10), sappiamo ben poco, poiché questa è la sua unica apparizione cinematografica, nonostante sia un personaggio ben caratterizzato, sia nell' aspetto che nei modi.
Vanta però alcune apparizioni videoludiche da  antagonista, come in Mickey Mania: The Timeless Adventures of Mickey Mouse, videogioco a scorrimento per SEGA Mega Drive e Play Station  del 1994, anche noto come Mickey's Wild Adventure, il cui secondo livello è basato sul cortometraggio in questione. 
Più di recente compare invece in Disney Epic Mickey, del 2010 per Wii.
Nella sua prima scena (~0:47) il personaggio potrebbe essere scambiato per Macchia Nera,  storico antagonista di Topolino, ma in realtà si tratta di due personaggi differenti.



Sul sito The Encyclopedia of Disney Animated Shorts sono reperibili inoltre le bozze della sceneggiatura originale, sebbene non in alta risoluzione..




 Non occorre dire altro, il corto dura solo 7 minuti e non resta che gustarselo..



(EDIT 29/11/11)

giovedì 21 ottobre 2010

The Laurel-Hardy Murder Case (1930) - Stanlio & Ollio

Fra le decine e decine di cortometraggi di Stan Laurel & Oliver Hardy, da noi Stanlio & Ollio, c'è un corto particolarmente interessante per gli amanti dell' Horror.

Si tratta di The Laurel-Hardy Murder Case, da noi chiamato semplicemente L' Eredità, cortomeraggio della durata di 28 minuti appena, diretto nel 1930 da James Parrott.

La Trama è semplice ( eventuali Spoiler )...
"Stan Laurel e Oliver Hardy, eterni vagabondi disoccupati, vengono casualmente a conoscenza della morte di un certo milionario,  Ebeneezer Laurel, in italiano reso come Belisario. Si decidono quindi per una truffa. I due si recano la sera stessa alla lettura del Testamento nella Villa Laurel, Laurel Mansion, in modo da convincere tutti che Stan sia un nipote del defunto, nonchè unico Erede.
Nella casa, oltre ad altri parenti, li aspetta tuttavia un detective con alcuni poliziotti. E' stato commesso un Omicidio e uno dei presenti è il colpevole!
Finchè l' assassino non verrà scoperto, nessuno degli Ospiti potrà lasciare la tetra casa, e ad ognuno viene assegnata una camera, dove dovrà passare la notte, una Cupa e Tempestosa notte.
A Stanlio e Ollio tocca dormire proprio nella stanza del vecchio zio,il luogo in cui è stato ucciso.
Ovviamente, fra inquietanti rumori, spaventose presenze, occhi luminosi fluttuanti nell' oscurità, porte cigolanti, pipistrelli e un Sinistro Maggiordomo, la notte non sarà affatto tranquilla. Gli ospiti stanno misteriosamente sparendo uno alla volta, qualcuno li sta eliminando..."

Naturalmente l' intera storia fa da sfondo a scenette divertenti nello stile del Duo Comico.
Il Sinistro Maggiordomo
La trama a quanto pare dovrebbe essere una sorta di parodia dei film  The Cat and the Canary, Il castello degli Spettri, film muto diretto nel 1927 da Paul Leni, e The Bat, film muto del 1920 diretto da Roland West, che conta anche due remake, di cui uno omonimo del 1959 con Vincent Price, edito in Italia come Il Mostro che Uccide.
(Vi è qui una curiosa coincidenza,poichè il personaggio del secondo film, il The Bat a cui allude il titolo, dovrebbe aver ispirato alla lontana in personaggio di Batman. Il regista del primo, Paul Leni, nel 1928 ha invece diretto The Man Who Laughs, L' Uomo che Ride, il cui personaggio avrebbe ispirato le fattezze del Joker.)
Il nome dello zio milionario, Ebeenezer Laurel, è inoltre un ovvio riferimento al celebre Ebeneezer Scrooge, il riccastro avaro protagonista del racconto A Christmas Carol - Il Canto di Natale, scritto da Charles Dickens nel 1843.

Occorre sapere che i primi corti di Stan & Oliver, incluso questo, non venivano ridoppiati negli altri stati, ne si utilizzavano i sottotitoli, bensì ne venivano girate diverse versioni in diverse lingue. Gli attori erano costretti a girare ogni scena più volte, ogni volta in lingua diversa.
Deriva da ciò il particolare accento con cui vengono doppiati i due in Italia. I doppiatori, in pratica, hanno ricalcato l' accento originale inglese con cui i due attori recitavano le battute in italiano.

Piccola curiosità. Durante la lavorazione del film la moglie di Stanlio, Lois Neilson, la Seconda delle sue Cinque amanti, ha partorito prematuramente, ed il bambino, Stanley Robert Laurel, è morto dopo soli nove giorni.

Il corto si può trovare qui, in tre parti, nella versione ricolorata del 1968 dal titolo I Vagabondi.  Stan è doppiato da Franco Latini, mentre Ollio dal celebre Carlo Croccolo.
L' edizione originale in Bianco & Nero rimane comunque più cupa e adatta all' atmosfera del film.

mercoledì 20 ottobre 2010

13 Ghosts - I Tredici Spettri (1960)

Anni fa mi è capitato di vedere in tv, in seconda serata, un certo film che parlava di una casa con degli spettri, I Tredici Spettri - Thirteen Ghosts, del 2001.
 Di recente mi è ricapitato fra le mani e ho scoperto che si trattava di una sorta di Remake di un film omonimo, 13 Ghosts, del 1960, diretto da William Castle.
 Il film purtroppo si trova solo in lingua originale, a quanto pare è Inedito in Italia, ma è molto semplice da seguire e ne vale la pena.

La Trama è molto interessante ( eventuali Spoiler )...
"Cyrus Zorba, guida in un Museo di Dinosauri, è un uomo economicamente sul lastrico, con una famiglia sulle spalle. Fortunatamente, però, eredita una grande casa da un vecchio zio scomparso, il Dottor Plato Zorba.
Costui aveva la fama di essere un "Collezionista di Fantasmi", e il suo erede, accettando la casa, è costretto ad accettare di diventareproprietario anche della Collezione di Spiriti, con tanto di Speciali Occhialetti per poterli vedere.
Non credendoci, Cyrus, si trasferisce tranquillamente assieme alla moglie Hilda, la figlia Medea e il figlioletto Buck, nella nuova casa, dove li aspetta una Sinistra Governante, ma sin da subito la famiglia sarà vittima di fenomeni paranormali, come oggetti volanti, terribili lamenti e avvenimenti di natura violenta, e attraverso una tavoletta OuiJa gli Spiriti faranno capire di non avere buone intenzioni.
In una stanza segreta viene ritrovato un diario tenuto dallo zio, in cui si trovano le descrizioni dei fantasmi collezionati, tra cui un Domatore Decapitato e il suo Leone, un Cuoco Omicida con tanto di Mannaia, Donne Straziate ed uno Scheletro in Fiamme.
La pagina del Tredicesimo Spettro è misteriosamente bianca e la trama, tra sedute spiritiche e possessioni, solleva diversi misteri..."


Cyrus Zorba è Donald Wood, partecipe nel 1953 ne The  Beat from 20000 Fathoms - Il Risveglio del Dinosauro, e in True Grit - Il Grinta, assieme a John Wayne, nel 1969 ( da cui anche il  remake dei fratelli Coen con Jeff Bridges ).
Il figlioletto Buck è il dodicenne Charles Herbert, che due anni prima aveva interpretato il figlio dello scienziato Andre Delambre nel film L' Esperimento del Dottor K - The Fly, assieme ad un sempre affascinante Vincent Price.
La Governante Elaine Zacharides, in alcune inquadrature inquietantemente somigliante a Bela Lugosi, è Margaret Hamilton, la Malvagia Strega del Nord nel classico The Wizard of Oz - Il Mago di Oz, del 1939.

C'è una chicca, perchè a quanto pare William Castle era solito inventarsi trovate strambe da associare alla visione dei suoi film, e la pellicola fu presentata con una tecnica particolare chiamata Illusion-O.
In pratica, all' entrata dei cinema, agli spettatori venivano dati degli speciali occhialetti, dei mascherini, i "Ghost Viewer", simili a quelli presenti nel film.
Nei momenti in cui apparivano i Fantasmi sullo schermo, tinti di Azzurro, il pubblico aveva la possibilità di guardare la scena attraverso una lente Rossa, evidenziando quindi gli spettri, o, se facilmente impressionabile, guardarla attraverso una Lente Blu, e renderli Invisibili.
Il film è in normale Bianco & Nero e i Fantasmi, nella versione normale, sono comunque visibili anche senza questi filtri, ma in alcune versioni odierne potrebbero risultare poco marcati e quasi invisibili.

Una scena bellissima è quella della tavola OuiJa, la tavola per parlare con gli Spiriti. Fanno notare  anche che etimologicamente il suo nome è composto dal francese e dal tedesco di SI, ma non danno spiegazioni.
nel suo totale, risulta un film dal grande fascino, molto più attraente del suo remake.

Qui il Trailer, in cui è lo stesso William Castle a presentare il film e gli occhialetti...

giovedì 14 ottobre 2010

Nosferatu, Sinfonia dell' Orrore (1922) - Friedrich Wilhelm Murnau

riciclo un vecchio articolo scritto per un giornale scolastico...

Trama (con eventuali Spoiler):

"Thomas Hutter, giovane impiegato presso l'agenzia immobiliare del signor Knock, riesce a vendere una grande e costosa casa, nel paese di Wisborg, ad un Ricco Conte transilvano di nome Orlok.
Intraprende, quindi, un viaggio per mare verso i Carpazi, per far firmare gli atti di compravendita, fino ad arrivare all’ isolato castello del Conte, un personaggio Enigmatico e Sinistro, quanto nell’ aspetto, pallido e scarno, quanto nell' ambiguo comportamento.
L’ avversione alla luce del sole e le bizzarre reazioni alla vista del sangue, infatti, porteranno Hutter a capire d’ avere a che fare, in realtà, con il Nosferatu, il Non-Spirato, il Vampiro, l’ “Uccello della Morte”, creduto solo una superstizione locale.
Una volta scoperto, il Conte partirà alla volta di Wisborg, nascosto in una bara, nella stiva di una nave. Porterà con se le maledizioni della sua terra, tra cui, in primis, la Peste Nera, la cui diffusione verrà attribuita dai paesani al povero impresario Knock, ridotto dallo stesso conte ad un essere folle e affamato d’ Insetti.
Si sistemerà, quindi, nella famosa casa, casualmente situata di fronte a quella di Hutter, la cui moglie, Ellen, diventerà oggetto di desiderio per Orlok.
Unico modo, per Hutter, di ostacolare i piani del Vampiro, sarà rivolgersi all’ unica persona in grado di dargli Aiuto, il professor Buwler."

E’ questa la trama di “Nosferatu, eine Symphonie des Grauens”, traducibile come Nosferatu, Sinfonia dell’Orrore”, film Horror muto del 1922, diretto da Friedrich Wilhelm Murnau, regista di spicco nel panorama dell’Espressionismo Tedesco.

mercoledì 13 ottobre 2010

Soylent Green - 2022: i Sopravvissuti (1973)

Finalmente ho visto un Bel film del tipo che piace a me, Soylent Green, in Italia col titolo 2022: I Sopravvissuti.

La storia è semplice ma Intrigante. La Terra del 2022 è un luogo di crisi e carestia, l' uomo ha "avvelenato l' Acqua, inquinato la Terra, sterminato la vita Animale e Vegetale", il clima consiste di una perenne Estate, le città sono sovrappopolate, non ci sono risorse energetiche, e l' unico cibo che le classi basse possono permettersi è il Soylent, gallette vegetali di vari colori a seconda dell' ingrediente di base. Il Plancton è la base dello speciale Soylent Verde.

In tutto ciò Charlton Heston è l' Investigatore Newyorkese Robert Thorn e deve investigare sul misterioso omicidio di un ricco Amministratore della Società Soylent, interpretato da Joseph Cotten, l' amico di Orson Welles in Quarto Potere, e che a quanto pare era anche ne L' Abominevole Dottor Phibes assieme a Price.

Ovviamente nel finale si arriva ad una rivelazione Macabra che evito di spoilerare, ma che in linea generale potrebbe aver a che fare con l' Antropofagia.

martedì 12 ottobre 2010

The Haunted House (1921) - Buster Keaton

The Haunted House è uno dei corti più belli e fantasiosi di Buster Keaton. L' uso che quell' uomo faceva del suo corpo era meraviglioso e credo che il sonoro nei suoi lavori sarebbe stato in ogni caso Non Necessario...
The Haunted House è un corto del 1921, scritto e diretto dallo stesso Keaton assieme allo scrittore Edward F. Cline.
qui in tre parti...



giovedì 7 ottobre 2010

The Raven (1845) - Edgar Allan Poe

Nell' anniversario della sua morte, posto uno dei suoi più grandi lavori, The Raven, Il Corvo, pubblicato nel 1845 nella raccolta Il Corvo ed Altre Poesie...
A seguire una traduzione in Italiano.




 I.
Once upon a midnight dreary, while I pondered weak and weary,
Over many a quaint and curious volume of forgotten lore,
While I nodded, nearly napping, suddenly there came a tapping,
As of some one gently rapping, rapping at my chamber door.
`'Tis some visitor,' I muttered, `tapping at my chamber door -
Only this, and nothing more.'
II.
Ah, distinctly I remember it was in the bleak December,
And each separate dying ember wrought its ghost upon the floor.
Eagerly I wished the morrow; - vainly I had sought to borrow
From my books surcease of sorrow - sorrow for the lost Lenore -
For the rare and radiant maiden whom the angels named Lenore -
Nameless here for evermore.
III.
And the silken sad uncertain rustling of each purple curtain
Thrilled me - filled me with fantastic terrors never felt before;
So that now, to still the beating of my heart, I stood repeating
`'Tis some visitor entreating entrance at my chamber door -
Some late visitor entreating entrance at my chamber door; -
This it is, and nothing more,'
IV.
Presently my soul grew stronger; hesitating then no longer,
`Sir,' said I, `or Madam, truly your forgiveness I implore;
But the fact is I was napping, and so gently you came rapping,
And so faintly you came tapping, tapping at my chamber door,
That I scarce was sure I heard you' - here I opened wide the door; -
Darkness there, and nothing more.
V.
Deep into that darkness peering, long I stood there wondering, fearing,
Doubting, dreaming dreams no mortal ever dared to dream before;
But the silence was unbroken, and the darkness gave no token,
And the only word there spoken was the whispered word, `Lenore!'
This I whispered, and an echo murmured back the word, `Lenore!'
Merely this and nothing more.
VI.
Back into the chamber turning, all my soul within me burning,
Soon again I heard a tapping somewhat louder than before.
`Surely,' said I, `surely that is something at my window lattice;
Let me see then, what thereat is, and this mystery explore -
Let my heart be still a moment and this mystery explore; -
'Tis the wind and nothing more!'
VII.
Open here I flung the shutter, when, with many a flirt and flutter,
In there stepped a stately raven of the saintly days of yore.
Not the least obeisance made he; not a minute stopped or stayed he;
But, with mien of lord or lady, perched above my chamber door -
Perched upon a bust of Pallas just above my chamber door -
Perched, and sat, and nothing more.
VIII.
Then this ebony bird beguiling my sad fancy into smiling,
By the grave and stern decorum of the countenance it wore,
`Though thy crest be shorn and shaven, thou,' I said, `art sure no craven.
Ghastly grim and ancient raven wandering from the nightly shore -
Tell me what thy lordly name is on the Night's Plutonian shore!'
Quoth the raven, `Nevermore.'
IX.
Much I marvelled this ungainly fowl to hear discourse so plainly,
Though its answer little meaning - little relevancy bore;
For we cannot help agreeing that no living human being
Ever yet was blessed with seeing bird above his chamber door -
Bird or beast above the sculptured bust above his chamber door,
With such name as `Nevermore.'
X.
But the raven, sitting lonely on the placid bust, spoke only,
That one word, as if his soul in that one word he did outpour.
Nothing further then he uttered - not a feather then he fluttered -
Till I scarcely more than muttered `Other friends have flown before -
On the morrow he will leave me, as my hopes have flown before.'
Then the bird said, `Nevermore.'
XI.
Startled at the stillness broken by reply so aptly spoken,
`Doubtless,' said I, `what it utters is its only stock and store,
Caught from some unhappy master whom unmerciful disaster
Followed fast and followed faster till his songs one burden bore -
Till the dirges of his hope that melancholy burden bore
Of "Never-nevermore."'
XII.
But the raven still beguiling all my sad soul into smiling,
Straight I wheeled a cushioned seat in front of bird and bust and door;
Then, upon the velvet sinking, I betook myself to linking
Fancy unto fancy, thinking what this ominous bird of yore -
What this grim, ungainly, ghastly, gaunt, and ominous bird of yore
Meant in croaking `Nevermore.'
XIII.
This I sat engaged in guessing, but no syllable expressing
To the fowl whose fiery eyes now burned into my bosom's core;
This and more I sat divining, with my head at ease reclining
On the cushion's velvet lining that the lamp-light gloated o'er,
But whose velvet violet lining with the lamp-light gloating o'er,
She shall press, ah, nevermore!
XIV.
Then, methought, the air grew denser, perfumed from an unseen censer
Swung by Seraphim whose foot-falls tinkled on the tufted floor.
`Wretch,' I cried, `thy God hath lent thee - by these angels he has sent thee
Respite - respite and nepenthe from thy memories of Lenore!
Quaff, oh quaff this kind nepenthe, and forget this lost Lenore!'
Quoth the raven, `Nevermore.'
XV.
`Prophet!' said I, `thing of evil! - prophet still, if bird or devil! -
Whether tempter sent, or whether tempest tossed thee here ashore,
Desolate yet all undaunted, on this desert land enchanted -
On this home by horror haunted - tell me truly, I implore -
Is there - is there balm in Gilead? - tell me - tell me, I implore!'
Quoth the raven, `Nevermore.'
XVI.
`Prophet!' said I, `thing of evil! - prophet still, if bird or devil!
By that Heaven that bends above us - by that God we both adore -
Tell this soul with sorrow laden if, within the distant Aidenn,
It shall clasp a sainted maiden whom the angels named Lenore -
Clasp a rare and radiant maiden, whom the angels named Lenore?'
Quoth the raven, `Nevermore.'
XVII.
`Be that word our sign of parting, bird or fiend!' I shrieked upstarting -
`Get thee back into the tempest and the Night's Plutonian shore!
Leave no black plume as a token of that lie thy soul hath spoken!
Leave my loneliness unbroken! - quit the bust above my door!
Take thy beak from out my heart, and take thy form from off my door!'
Quoth the raven, `Nevermore.'
XVIII.
And the raven, never flitting, still is sitting, still is sitting
On the pallid bust of Pallas just above my chamber door;
And his eyes have all the seeming of a demon's that is dreaming,
And the lamp-light o'er him streaming throws his shadow on the floor;
And my soul from out that shadow that lies floating on the floor
Shall be lifted - Nevermore!

***

I.
Una volta in una fosca mezzanotte, mentre io meditavo, debole e stanco,
sopra alcuni bizzarri e strani volumi d'una scienza dimenticata;
mentre io chinavo la testa, quasi sonnecchiando - d'un tratto, sentii un colpo leggero,
come di qualcuno che leggermente picchiasse - pichiasse alla porta della mia camera.
-- « È qualche visitatore - mormorai - che batte alla porta della mia camera » --
Questo soltanto, e nulla più.
II.
Ah! distintamente ricordo; era nel fosco Dicembre,
e ciascun tizzo moribondo proiettava il suo fantasma sul pavimento.
Febbrilmente desideravo il mattino: invano avevo tentato di trarre
dai miei libri un sollievo al dolore - al dolore per la mia perduta Eleonora,
e che nessuno chiamerà in terra - mai più.
III.
E il serico triste fruscio di ciascuna cortina purpurea,
facendomi trasalire - mi riempiva di tenori fantastici, mai prov
ati prima,
sicchè, in quell'istante, per calmare i battiti del mio cuore, io andava ripetendo:
« È qualche visitatore, che chiede supplicando d'entrare, alla porta della mia stanza.
« Qualche tardivo visitatore, che supplica d'entrare alla porta della mia stanza;
è questo soltanto, e nulla più ».
IV.
Subitamente la mia anima divenne forte; e non esitando più a lungo:
« Signore - dissi - o Signora, veramente io imploro il vostro perdono;
« ma il fatto è che io sonnecchiavo: e voi picchiaste sì leggermente,
« e voi sì lievemente bussaste - bussaste alla porta della mia camera,
« che io ero poco sicuro d'avervi udito ». E a questo punto, aprii intieramente la porta.
Vi era solo la tenebra, e nulla più.
V.
Scrutando in quella profonda oscurità, rimasi a lungo, stupito impaurito
sospettoso, sognando sogni, che nessun mortale mai ha osato sognare;
ma il silenzio rimase intatto, e l'oscurità non diede nessun segno di vita;
e l'unica parola detta colà fu la sussurrata parola «Eleonora!»
Soltanto questo, e nulla più.
VI.
Ritornando nella camera, con tutta la mia anima in fiamme;
ben presto udii di nuovo battere, un poco più forte di prima.
« Certamente - dissi - certamente è qualche cosa al graticcio della mia finestra ».
Io debbo vedere, perciò, cosa sia, e esplorare questo mistero.
È certo il vento, e nulla più.
VII.
Quindi io spalancai l'imposta; e con molta civetteria, agitando le ali,
si avanzò un maestoso corvo dei santi giorni d'altri tempi;
egli non fece la menoma riverenza; non esitò, nè ristette un istante
ma con aria di Lord o di Lady, si appollaiò sulla porta della mia camera,
s'appollaiò, e s'installò - e nulla più.
VIII.
Allora, quest'uccello d'ebano, inducendo la mia triste fantasia a sorridere,
con la grave e severa dignità del suo aspetto:
« Sebbene il tuo ciuffo sia tagliato e raso - io dissi - tu non sei certo un vile,
« orrido, torvo e antico corvo errante lontanto dalle spiagge della Notte
« dimmi qual'è il tuo nome signorile sulle spiagge avernali della Notte! »
Disse il corvo: « Mai più ».
IX.
Mi meravigliai molto udendo parlare sì chiaramente questo sgraziato uccello,
sebbene la sua risposta fosse poco sensata - fosse poco a proposito;
poichè non possiamo fare a meno d'ammettere, che nessuna vivente creatura umana,
mai, finora, fu beata dalla visione d'un uccello sulla porta della sua camera,
con un nome siffatto: « Mai più ».
X.
Ma il corvo, appollaiato solitario sul placido busto, profferì solamente
quest'unica parola, come se la sua anima in quest'unica parola avesse effusa.
Niente di nuovo egli pronunziò - nessuna penna egli agitò -
finchè in tono appena più forte di un murmure, io dissi: « Altri amici mi hanno già abbandonato,
domani anch'esso mi lascerà, come le mie speranze, che mi hanno già abbandonato ».
Allora, l'uccello disse: « Mai più ».
XI.
Trasalendo, perchè il silenzio veniva rotto da una risposta sì giusta:
« Senza dubbio - io dissi - ciò ch'egli pronunzia è tutto il suo sapere e la sua ricchezza,
« presi da qualche infelice padrone, che la spietata sciagura
« perseguì sempre più rapida, finchè le sue canzoni ebbero un solo ritornello,
« finchè i canti funebri della sua Speranza ebbero il malinconico ritornello:
« Mai, - mai più ».
XII.
Ma il corvo inducendo ancora tutta la mia triste anima al sorriso,
subito volsi una sedia con ricchi cuscini di fronte all'uccello, al busto e alla porta;
quindi, affondandomi nel velluto, mi misi a concatenare
fantasia a fantasia, pensando che cosa questo sinistro uccello d'altri tempi,
che cosa questo torvo sgraziato orrido scarno e sinistro uccello d'altri tempi
intendea significare gracchiando: « Mai più ».
XIII.
Così sedevo, immerso a congetturare, senza rivolgere una sillaba
all'uccello, i cui occhi infuocati ardevano ora nell'intimo del mio petto;
io sedeva pronosticando su ciò e su altro ancora, con la testa reclinata adagio
sulla fodera di velluto del cuscino su cui la lampada guardava fissamente;
ma la cui fodera di velluto viola, che la lampada guarda fissamente
Ella non premerà, ah! - mai più!
XIV.
Allora mi parve che l'aria si facesse più densa, profumata da un incensiere invisibile,
agiato da Serafini, i cui morbidi passi tintinnavano sul soffice pavimento,
- « Disgraziato! - esclamai - il tuo Dio per mezzo di questi angeli ti à inviato
« il sollievo - il sollievo e il nepente per le tue memorie di Eleonora!
« Tracanna, oh! tracanna questo dolce nepente, e dimentica la perduta Eleonora!
Disse il corvo: « Mai più ».
XV.
- « Profeta - io dissi - creatura del male! - certamente profeta, sii tu uccello o demonio! -
- « Sia che il tentatore l'abbia mandato, sia che la tempesta t'abbia gettato qui a riva,
« desolato, ma ancora indomito, su questa deserta terra incantata
« in questa visitata dall'orrore - dimmi, in verità, ti scongiuro -
« Vi è - vi è un balsamo in Galaad? dimmi, dimmi - ti scongiuro. -
Disse il corvo: « Mai più ».
XVI.
- « Profeta! - io dissi - creatura del male! - Certamente profeta, sii tu uccello o demonio!
« Per questo Cielo che s'incurva su di noi - per questo Dio che tutti e due adoriamo -
« dì a quest'anima oppressa dal dolore, se, nel lontano Eden,
« essa abbraccerà una santa fanciulla, che gli angeli chiamano Eleonora,
« abbraccerà una rara e radiosa fanciulla che gli angeli chiamano Eleonora ».
Disse il corvo: « Mai più ».
XVII.
- « Sia questa parola il nostro segno d'addio, uccello o demonio! » - io urlai, balzando in piedi.
« Ritorna nella tempesta e sulla riva avernale della notte!
« Non lasciare nessuna piuma nera come una traccia della menzogna che la tua anima ha profferita!
« Lascia inviolata la mia solitudine! Sgombra il busto sopra la mia porta!
Disse il corvo: « Mai più ».
XVIII.
E il corvo, non svolazzando mai, ancora si posa, ancora è posato
sul pallido busto di Pallade, sovra la porta della mia stanza,
e i suoi occhi sembrano quelli d'un demonio che sogna;
e la luce della lampada, raggiando su di lui, proietta la sua ombra sul pavimento,
e la mia, fuori di quest'ombra, che giace ondeggiando sul pavimento

non si solleverà Mai Più!
(Traduzione di Antonio Bruno)
Edgar Allan Poe (Boston, 19 gennaio 1809 - Baltimora, 7 ottobre 1849)

lunedì 4 ottobre 2010

Rasputin, the Black Monk


Grigorij Efimovic Rasputin.

Nato in Siberia fra il 1860 ed il 1870, si presume nel 1869, è protagonista di fenomeni particolari sin dalla giovane età. Leggenda vuole, ad esempio, che sia misteriosamente riuscito ad identificare chi avesse rubato il cavallo al padre Efim. La sorella epilettica Maria muore per annegamento, e il vano tentativo di salvare da stessa sorte il fratello, Dmitri, lo renderà IdroFobico, tanto da indurlo a lavarsi raramente.

Da subito si mostra interessato alla Spiritualità, e all’ età di diciotto anni, come autopunizione per alcuni reati di furto, decide di passare tre mesi nel convento di Verkhoturye. Qui afferma d’ aver assistito all' apparizione della Madonna. Altro interesse di Grigorij è il Misticismo, fenomeno frequente nella Russia centrale, e si sospetta, infatti, che abbia aderito alla misteriosa setta dei Khlysti, nelle cui cerimonie illegali gli adepti erano soliti invocare lo Spirito Santo e dedicargli danze forsennate, flagellamenti e orgie.

Nel 1889 si sposa, finché dodici anni dopo decide di abbandonare moglie e quattro figli, di cui uno nato da adulterio, per darsi al vagabondaggio, che, passando per la Terra Santa di Gerusalemme, lo condurrà nel 1903 nella capitale Pietrogrado, ora San Pietroburgo.

Nonostante avesse condotto una normale vita da contadino, indi totalmente priva d’ Istruzione, una vasta rete di conoscenze e soprattutto la fama dei suoi poteri di Profeta e Sciamano Guaritore, lo mettono in contatto con la Famiglia Imperiale. Lo Zar di Russia Nickolaj Aleksandrovic Romanov, noto come Nicola II, e la Zarina Aleksandra Fedorovna Romanova, nata D’ Assia, infatti, avevano visto in lui l’ ultima soluzione per guarire la mortale Emofilia del loro ultimo genito ed unico erede al trono, lo Zarevic Aleksej, Alessio.
La Zarina Aleksandra era la diretta nipote della Regina Vittoria del Regno Unito, portatrice sana di Emofilia, che avrebbe trasmesso geneticamente la malattia a gran parte dei propri eredi.